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La famiglia di Anna Frank:
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I genitori
di Anna in luna di miele in Italia.
“Mio
padre, il papà più caro del mondo, si è sposato quando aveva già trentasei
anni con mia madre che ne aveva venticinque. Mia sorella Margot nacque nel
1926 a Francoforte sul Meno in Germania ed il 12 giugno 1929 sono nata io.”
Anna Frank
Otto Frank
ed Edith Holländer si sposano il 12 maggio 1925 ad Aquisgrana. Dopo un
viaggio di nozze in Italia, si stabiliscono a Francoforte sul Meno. Nove mesi
dopo, il 16 febbraio 1926, nasce la primogenita Margot Betti e, poco più di
tre anni dopo, nasce Anna(lies) Marie. La famiglia di Otto Frank abita da
anni a Francoforte sul Meno, la famiglia di Edith proviene da Aquisgrana, una
città vicina al confine olandese.
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Otto Frank
Otto
Frank ad undici anni con il suo violoncello.
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Otto Frank
Otto Frank
nasce il 12 maggio 1889 a Francoforte sul Meno. Ha un fratello maggiore,
Robert (1886), un fratello minore, Herbert (1891) ed una sorella, Helene
(1893). Il padre Michael Frank è proprietario di una banca specializzata in
servizi cambiavalute. La famiglia è ebrea liberale. Otto non frequenta una
scuola ebraica ma il ginnasio pubblico Lessing.
Studio e tirocinio
Dopo la
maturità nel 1908, Otto è iscritto alla facoltà di economia dell’università
di Heidelberg per qualche mese, ma interrompe ben presto gli studi. Lavora un
anno in una banca e grazie ad un compagno di scuola ha l’opportunità di fare
un tirocinio presso i grandi magazzini Macy’s di New York. Otto parte
all’inizio del settembre 1909, ma purtroppo deve ritornare quasi subito
perché il 17 settembre 1909 muore suo padre.
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Otto soldato
Otto
Frank come soldato tedesco durante la Prima Guerra Mondiale.
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Infissi per finestre e ferri da
cavallo
Dopo poco
Otto Frank riparte, questa volta per un soggiorno di due anni negli Stati
Uniti. Per un anno lavora presso i grandi magazzini Macy’s, quindi presso una
banca. Nell’autunno del 1911 torna in Germania dove trova lavoro in
un’azienda di Düsseldorf che fabbrica infissi per finestre e in seguito
presso una ditta che produce ferri da cavallo per l’esercito tedesco.
La guerra
Nel 1914
inizia la Prima Guerra Mondiale ed un anno più tardi Otto Frank e i fratelli
vengono chiamati nell’esercito tedesco. La madre e la sorella lavorano come
volontarie in un ospedale militare a Francoforte. Otto viene mandato a
combattere sul fronte occidentale, dove durante le ostilità ottiene la
promozione al grado di tenente. Il primo conflitto mondiale si conclude neI
1918, dopo avere mietuto milioni di vittime. Otto Frank e i suoi fratelli
sopravvivono, come pure la madre e la sorella.
Innamorato, fidanzato, sposato
Dopo la
Prima Guerra Mondiale Otto Frank, seppure di controvoglia, è designato dalla
madre e dal fratello Herbert alla direzione della banca. Herbert non ha
talento per la professione di banchiere e il fratello maggiore Robert non è
veramente interessato. Nel 1924 Otto Frank incontra Edith Holländer. Il 5
aprile 1925 la coppia si fidanza ed un mese dopo si sposa. Su richiesta degli
Holländer la cerimonia viene celebrata nella sinagoga di Aquisgrana.
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Edith da giovane
Edith
Frank negli anni Venti.
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Edith
Holländer
Edith
Holländer nasce il 6 gennaio 1900 ad Aquisgrana. Ha due fratelli maggiori,
Julius (1894) e Walter (1897) e una sorella maggiore, Bettina (1898). Gli
Holländer rispettano le festività religiose e mangiano secondo le direttive
kosher. Alcuni loro parenti sono membri preminenti della comunità ebraica di
Aquisgrana. Il padre di Edith è proprietario di una ditta che commercia in
ferrovecchio e di varie imprese metallurgiche.
Betti
Edith
Holländer frequenta la scuola privata protestante Victoria. Nel 1914 gli
Holländer sono duramente colpiti dal destino: poco dopo lo scoppio della
Prima Guerra Mondiale Betti muore di appendicite. Dodici anni dopo Edith
avrebbe chiamato la figlia Margot Betti, in ricordo della sorella. Nel 1916
Edith consegue il diploma di maturità.
A casa ad Amsterdam:
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Sulla Merwedeplein
Margot
(la seconda da destra) ed Anna (la terza) con le amichette. A sinistra le
migliori amiche di Anna, Hannali (la seconda da sinistra) e Anna.
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“In Olanda, dopo le esperienze vissute nella
Germania nazista, tornammo ad essere padroni di noi stessi: le nostre figlie
andavano a scuola e conducevamo di nuovo un’esistenza normale. Potemmo
iniziare una nuova vita e sentirci liberi.”
Otto Frank
Margot ed
Anna giocano spesso sulla piazza e stringono rapidamente nuove amicizie, con
bambini olandesi e tedeschi. Nel vicinato abitano molti bambini ebrei
provenienti dalla Germania. “Margot è brava a scuola e frequenta la terza.
Parla già bene l’olandese.” Scrive Edith Frank a Gertrud Naumann. Anna
frequenta con piacere l’asilo Montessori e successivamente l’Annassa scuola
elementare.
Hannali Goslar
Hannali
Goslar è la migliore amica di Anna all’asilo, racconta: “Mia madre mi portò
all’asilo. Conoscevo solo Anna e non sapevo una parola d’olandese. Ho un
ricordo ancora molto vivo di quel momento: entrammo e dall’altro lato del
locale vidi Anna. Mi dava la schiena e stava giocando con questi
campanellini. Poi si girò, mi vide e ci corremmo incontro, abbracciandoci.
Non mi accorsi nemmeno che mia madre se n’era andata. ... Da quel momento
fummo inseparabili, fino alla fine... È stata un’infanzia felice, almeno fino
all’occupazione tedesca dell’Olanda nel 1940.”
Nostalgia
Edith
Frank, durante i primi anni in Olanda, non si sentiva veramente a casa. Miep
Gies ricorda: “Alla signora Frank mancava molto la Germania, più che al
signor Frank. Essa parlava con nostalgia della loro vita a Francoforte.” Otto
Frank è impegnatissimo ad avviare la sua azienda e trascorre poco tempo con
la famiglia.
I Van Pels
L’impresa
di Otto non va a gonfie vele perché l’Opekta è un prodotto stagionale. La
soluzione a questo problema si presenta nella persona di Hermann van Pels.
Hermann van Pels ha lasciato Osnabrück (Germania) nel 1937 insieme alla
moglie Auguste e al figlio Peter. Come i Frank anche i Van Pels sono ebrei.
Opekta e Pectacon
Hermann
van Pels diventa socio di Otto Frank. Egli ha molta esperienza nella
preparazione di erbe aromatiche utilizzate nella lavorazione delle carni.
Insieme ad Otto Frank decide di occuparsi della vendita di queste spezie.
Prima di tutto insegna il mestiere a Victor Kugler e nel giugno 1938 la nuova
azienda, denominata Pectacon, viene iscritta nel registro delle imprese.
Nello stesso anno Otto Frank assume JohAnnas Kleiman che sarà responsabile
della contabilità di entrambe le ditte.
Cittadini di rango inferiore
Tramite
gli amici ed i conoscenti i Frank vengono a sapere ciò che sta avvenendo
nella Germania nazista, dove cresce la discriminazione degli ebrei. Gli ebrei
tedeschi diventano cittadini di secondo rango nel loro stesso paese.
Insegnanti e funzionari ebrei sono licenziati, ebrei e non ebrei non possono
più frequentarsi e agli ebrei non è più consentito essere proprietari di
un'impresa.
La notte dei cristalli
Nella
notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 i nazisti organizzano violenti attacchi
contro gli ebrei residenti in Germania. Centinaia di sinagoghe e di negozi
ebrei vengono distrutti, migliaia di uomini ebrei sono arrestati ed
imprigionati nei campi di concentramento e nelle carceri. I nazisti arrestano
anche Julius e Walter Holländer, i due fratelli di Edith. Julius ha
combattuto per la Germania nella Prima Guerra Mondiale e per questo viene
rilasciato quasi subito. Walter è rimesso in libertà soltanto il 1° dicembre,
dopo aver promesso che avrebbe lasciato immediatamente la Germania.
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La madre di Edith
Il
passaporto della signora Holländer.
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Fuga da Aquisgrana
Walter si
reca in Olanda e finisce in un campo d’accoglienza per profughi ebrei. Julius
rimane ancora ad Aquisgrana fino a che, con l’aiuto di un parente negli Stati
Uniti, non ottiene un visto d’ingresso per quel paese. Parte nell’aprile 1939
e Walter lo raggiunge in dicembre. Anche la madre di Edith vuole lasciare la
Germania e nel marzo 1939 riesce a partire per l’Olanda, dove va a vivere con
la figlia e il genero ad Amsterdam. È però costretta ad abbandonare tutto ciò
che possiede in Germania.
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Rotterdam
dopo il bombardamento
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La guerra
Nel 1939
la minaccia della guerra incombe. La Germania nazionalsocialista ha allestito
un grande esercito. Il 1º settembre 1939 le forze tedesche invadono la
Polonia. Ha così inizio la Seconda Guerra Mondiale. Gli olandesi e i profughi
provenienti dalla Germania sperano che i Paesi Bassi rimangano neutrali, come
era avvenuto nella Prima Guerra Mondiale.
L’occupazione
Il 10
maggio 1940 avviene ciò che tutti avevano temuto: le truppe tedesche invadono
l’Olanda. Dopo quattro giorni aerei tedeschi bombardano il centro di Rotterdam.
Quando lo stato maggiore tedesco minaccia di bombardare anche altre città,
l’esercito olandese si arrende. Dal 15 maggio 1940 l’Olanda è occupata.
Non poter uscire mai…
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La soffitta dell’Alloggio segreto
È una
stanza buia ed umida, dove ci sono ratti.
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Non uscire
mai
“Non poter mai uscire mi opprime più di quanto possa
dire. E ho sempre paura che ci scoprano e ci fucilino.”
Anna Frank
I
clandestini non possono uscire, è troppo rischioso. Di giorno le tende
dell’Alloggio segreto devono rimanere chiuse, altrimenti i vicini potrebbero
vederli. L’unica possibilità di prendere una boccata d’aria fresca è la
finestrella della soffitta. A volte, di notte le finestre vengono socchiuse.
Routine quotidiana
Otto ed
Edith Frank hanno previsto che la clandestinità possa durare a lungo ed hanno
portato i testi scolastici delle figlie. Il 21 settembre 1942 Anna scrive che
ha iniziato a studiare. Otto Frank annota nelle sue memorie a questo
riguardo: “Soltanto stabilendo fin dall’inizio una certa routine ed
assegnando a ciascuno di noi dei compiti potevamo sperare di adattarci alla
nostra situazione. Soprattutto i ragazzi dovevano disporre di un numero
sufficiente di libri da leggere e studiare. Nessuno di noi voleva pensare a
quanto sarebbe durata quella reclusione volontaria.”
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La stanzetta di Anna
La
stanzetta di Anna Frank e Fritz Pfeffer aveva probabilmente questo aspetto.
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Una giornata nell’Alloggio segreto
I
clandestini hanno una routine ferrea. Generalmente Hermann van Pels si alza
verso le 6.45, seguito dagli altri. Tra le 8.30 e le 9.00 essi devono essere
molto silenziosi perché gli operai del magazzino iniziano a lavorare. Gli
impiegati - i benefattori - non sono ancora arrivati, cominciano infatti
verso le 9.00. In quel momento gli inquilini segreti fanno colazione nella
stanza di Hermann ed Auguste van Pels. Miep Gies si reca brevemente nel
nascondiglio, per sentire come vanno le cose, e prende la lista della spesa.
Anche durante il resto della giornata i benefattori vanno nel nascondiglio,
ad esempio per discutere questioni d’affari o per recapitare qualcosa.
Il pranzo
Alle 12.30
gli addetti al magazzino tornano a casa e i clandestini possono tirare un
sospiro di sollievo, almeno per un po’. Il pranzo viene preparato e alle
13.00 gli inquilini segreti ascoltano il notiziario della BBC da Londra. Alle
13.15 il pranzo è pronto. Bep Voskuijl mangia spesso con loro, anche Jan Gies
e Victor Kugler o JohAnnas Kleiman. Alcune volte Miep Gies sale nel
nascondiglio. Alle 13.45 tutti tornano al lavoro, vengono lavati i piatti ed
è il momento del riposino pomeridiano. Anna non dorme ma usa questo lasso di
tempo per scrivere sul suo diario.
La “libertà serale”
Alle 17.30
Bep dona ai clandestini la “libertà serale”, come Anna la definisce nel
diario. Tutti gli altri membri del personale della Opekta in quel momento
sono tornati a casa. Bep chiede di quali provviste abbiano bisogno e alle
17.45 va a casa. I clandestini si sparpagliano nei vari uffici, finché
Auguste van Pels ed Edith Frank non hanno preparato la cena.
Insonnia
Insieme
mangiano, l’ora dipende dal notiziario radiofonico. Verso le 21.00 preparano
i letti, un’operazione che richiede notevoli spostamenti e riassestamenti.
Dalle 22.00 nel nascondiglio regna la pace, tuttavia i clandestini spesso
hanno difficoltà a prendere sonno, soprattutto quando sentono gli spari della
contraerea.
La lettura e lo studio
Di giorno i clandestini passano il tempo mangiando,
dormendo, studiando e leggendo. Il 16 maggio 1944 Anna compila una lunga
lista nel diario sulle attività di lettura e di studio dei suoi coinquilini:
Signor Van
Pels: non studia
mai; va spesso a cercare sull’enciclopedia; ama i romanzi gialli, i libri di
medicina, i romanzi rosa pieni di suspense e privi di sostanza.
Signora Van Pels: studia l’inglese seguendo corsi per
corrispondenza; legge volentieri biografie romanzate e alcuni romanzi.
Signor Frank: impara l’inglese (Dickens!), poi un po’ di
latino; non legge mai romanzi ma volentieri descrizioni serie e asciutte di
persone e paesi.
Signora Frank: studia l’inglese seguendo corsi per
corrispondenza; legge tutto, a parte le storie di detective.
Signor Pfeffer: studia inglese, spagnolo ed olandese senza
risultati apparenti; legge tutto; nei giudizi segue la maggioranza.
Peter van Pels: studia inglese, francese (scritto), stenografia
olandese, stenografia inglese, stenografia tedesca, corrispondenza
commerciale inglese, carpenteria, economia e talvolta matematica; legge poco,
a volte cose di geografia.
Margot Frank: studia inglese, francese, latino per
corrispondenza, stenografia inglese, stenografia tedesca, stenografia
olandese, meccanica, trigonometria, fisica, scienze naturali, chimica,
algebra, geometria, letteratura inglese, letteratura francese, letteratura
tedesca, letteratura olandese, contabilità, geografia, storia moderna,
biologia, economia, legge tutto, principalmente testi di religione e di
medicina.
Anna Frank: studia francese, inglese, tedesco, stenografia
olandese, geometria, algebra, storia, geografia, storia dell’arte, mitologia,
biologia, storia biblica, letteratura olandese: ama leggere biografie, libri
storici seri o pieni di suspense (talvolta romanzi e letteratura d’evasione).
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La libreria girevole
Soltanto
la sera e nel fine settimana i clandestini vedono questo lato della
libreria.
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Desideri
I
clandestini parlano a volte di quello che desiderano fare quando saranno di
nuovo liberi. Il 23 luglio 1943 Anna riporta questi desideri: “Margot e il
signor Van Pels desiderano più di ogni altra cosa fare un bel bagno caldo per
più di mezz’ora. La signora Van Pels invece vuole mangiare dei dolci, Pfeffer
pensa solo alla sua Charlotte, la mamma desidera la sua tazza di caffè. Il
papà vuole andare a trovare il signor Voskuijl, Peter recarsi in città e al
cinema ed io per la felicità non saprei proprio da dove cominciare. Più di
tutto vorrei avere una casa mia, potermi muovere in libertà, finalmente avere
un aiuto nei lavori di casa e quindi tornare a scuola!”
Il giorno dell’arresto:
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Magazzino
Il 4
agosto 1944 Silberbauer e i suoi uomini entrarono da questa porta.
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“Non riesco ancora a parlare di molte cose mentre di
tante altre non voglio più parlare. Ad esempio di come mi sono sentito quando
ci hanno cacciato fuori dal nostro nascondiglio.”
Otto Frank, 1979
Il 4
agosto 1944 è una bella, calda giornata estiva. Al quartiere generale della
“Sicherheitsdienst” (la polizia tedesca) di Amsterdam quel mattino arriva una
soffiata sul nascondiglio dei clandestini. Julius Dettman, l’ufficiale della
SD che ha ricevuto la telefonata, ordina al sottufficiale delle SS Karl
Silberbauer di recarsi in Prinsengracht. Quattro nazisti olandesi vanno con
lui per affiancarlo. Silberbauer e alcuni dei suoi uomini entrano nel
magazzino dell’azienda al pianterreno e chiedono informazioni al magazziniere
Willem van Maaren che, in silenzio, indica con un dito il piano superiore.
“State seduti”
Gli impiegati sono al lavoro al primo piano quando,
all’improvviso, qualcuno apre la porta. Miep Gies racconterà successivamente:
“Entrò un ometto basso con la pistola in pugno puntata contro di me e disse:
'State seduti. E nessuno si muova'.” Victor Kugler, che era nell’ufficio
accanto, sente un gran baccano e va a vedere cosa sta succedendo. Victor
Kugler: “Vidi quattro poliziotti, uno di loro aveva la divisa della Gestapo.”
Un agente punta la pistola contro Kugler e gli fa cenno di far strada. Vanno
verso la libreria girevole e la aprono. Con la pistola spianata i poliziotti
entrano nell’Alloggio segreto.
Un uomo con la pistola in pugno
I clandestini sono colti totalmente di sorpresa. Da
più di due anni vivono nell’angoscia costante di essere scoperti e ora il
loro incubo è diventato realtà. Otto Frank racconta dopo la guerra: “Erano
circa le dieci e mezzo. Ero di sopra dai Van Pels, nella stanza di Peter e lo
aiutavo con i compiti. Improvvisamente qualcuno salì di corsa le scale. I
gradini scricchiolavano, io mi alzai di scatto perché era ancora mattina e
tutti dovevano essere silenziosi. In quel momento la porta si aprì e ci
trovammo di fronte un uomo con la pistola in pugno, puntata contro di noi.
Dabbasso erano stati raggruppati gli altri. Mia moglie, le bambine e i Van
Pels erano in piedi con le mani in alto.” Subito dopo anche Fritz Pfeffer
viene condotto in questa stanza.
Oggetti di valore
I clandestini devono consegnare gli oggetti di
valore. Silberbauer prende la cartella nella quale Anna conserva i suoi diari
e ne scrolla via il contenuto per riempirla con gli oggetti di valore. Le
carte che compongono il diario di Anna cadono sul pavimento di legno. Otto
Frank: “A quel punto disse: preparatevi. Fra cinque minuti dovete essere di
nuovo tutti qui.” Miep Gies racconta: “Li sentii scendere le scale, molto
lentamente”. Assieme ai due benefattori Victor Kugler e JohAnnas Kleiman,
anch’essi arrestati, i clandestini vengono fatti salire su un camioncino e
portati via.
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Euterpestraat
Il
quartiere generale della “Sicherheitsdienst” (la polizia tedesca) in
Euterpestraat ad Amsterdam.
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In prigione
Gli otto ex clandestini vengono portati nella
prigione della SD in Euterpestraat e rinchiusi in uno stanzone assieme ad
altri detenuti. Successivamente vengono interrogati individualmente. Gli
agenti vogliono sapere se i benefattori o gli ex clandestini conoscono gli
indirizzi di nascondigli che potrebbero ospitare altri clandestini. JohAnnas
Kleiman e Victor Kugler tacciono. Otto Frank risponde che non sanno nulla
perché nei 25 mesi di permanenza nell’Alloggio segreto hanno perso ogni
contatto con amici e conoscenti. Dopo di che i benefattori e gli ex
clandestini vengono separati. JohAnnas Kleiman e Victor Kugler sono condotti
nel carcere giudiziario in Amstelveenseweg mentre gli otto ex clandestini
vengono mandati nel penitenziario in Weteringschans ad Amsterdam.
Il destino dei clandestini:
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Auschwitz-Birkenau
Detenuto
sul marciapiede ferroviario di Auschwitz-Birkenau
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“Non voglio più parlare di ciò che provai quando
all’arrivo allo scalo ferroviario di Auschwitz la mia famiglia venne
separata.”
Otto Frank, 1979
A uomini e donne viene tatuato un numero sul
braccio, vengono rasati e ricevono l’uniforme del campo. Non possono tenere i
loro abiti. Gli uomini vengono assegnati ad una sezione del campo, le donne
all’altra. Otto Frank, Fritz Pfeffer, Hermann e Peter van Pels rimangono
insieme. Gli internati sono costretti a compiere un duro lavoro, devono
scavare fossati. Peter è fortunato: viene assegnato all’ufficio postale. I
custodi e i prigionieri non ebrei possono ricevere posta. Qui Peter riesce a
racimolare a volte qualcosa in più da mangiare.
Selezioni
Ogni giorno ci sono selezioni: i detenuti troppo
malati o troppo deboli per lavorare vengono mandati immediatamente nelle
camere a gas. Hermann van Pels, qualche settimana dopo il suo arrivo, non è
più in grado di lavorare e viene ucciso con il gas. Otto Frank e Peter van
Pels sono testimoni di quel momento: “Non dimenticherò mai il momento in cui
il diciassettenne Peter van Pels ed io vedemmo un gruppo di uomini
selezionati. Tra loro c’era il padre di Peter. Venivano fatti marciare; due
ore dopo passò un furgone con i loro vestiti.”
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Neuengamme
Prigionieri
nel campo di Neuengamme.
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Esposte alle intemperie
Dopo la selezione Edith, Margot ed Anna Frank sono
assegnate ad una baracca. Auguste van Pels finisce probabilmente in un’altra
sezione del campo. Di giorno devono lavorare, ad esempio trasportare pietre o
spostare zolle d’erba. A volte rimangono per ore esposte al freddo e al vento
durante l’appello.
Neuengamme
Nell’ottobre 1944 Fritz Pfeffer è deportato a
Neuengamme. Qui migliaia di internati soccombono a causa delle pesantissime
condizioni di lavoro, della scarsità di cibo e delle pessime condizioni
igieniche. Fritz Pfeffer muore il 20 dicembre 1944 nell’infermeria del campo,
all’età di 55 anni.
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Auschwitz-Birkenau
Detenute
di Auschwitz-Birkenau dopo che l’esercito russo ha liberato il campo il 27
gennaio 1945.
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"Le bambine! Dio mio..."
Nell’inverno del 1944 l’esercito russo si avvicina.
I nazisti decidono di riportare in Germania tutti gli internati che sono
ancora abili al lavoro e fanno una selezione. Edith non può partire. Poi è il
turno di Margot ed Anna. Questa è la testimonianza di Rosa de Winter-Levy:
“Infine arrivò il turno delle due ragazze. (...) Eccole là in piedi per un
attimo, nude e rasate a zero. Anna ci guardò dritto negli occhi con il suo
viso puro e poi entrambe scomparvero. Non potemmo vedere ciò che avveniva
dietro i riflettori. La signora Frank gridò: le bambine! Dio mio…” Margot ed
Anna Frank sono deportate su un treno affollatissimo al campo di
concentramento di Bergen-Belsen. Edith Frank rimane ad Auschwitz, dove si
ammala e muore il 6 gennaio 1945.
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Il campo di Bergen-Belsen
Il campo
poco tempo dopo la liberazione.
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Baracche strapiene
Dopo un terribile viaggio in treno di tre giorni,
Anna e Margot giungono a Bergen-Belsen, dove confluisce un numero crescente
di prigioniere provenienti da altri campi di concentramento. Il campo è già
sovraffollato e le nuove arrivate sono alloggiate in tende. Qualche giorno
dopo una tempesta distrugge la tendopoli e le internate vengono sistemate in
una delle baracche strapiene.
Auguste van Pels
Alla fine del novembre 1944 arriva nuovamente a
Bergen-Belsen un treno di prigioniere da Auschwitz e tra esse vi è Auguste
van Pels. Auguste rivede Margot ed Anna Frank, ma dopo un paio di mesi è di
nuovo evacuata da Bergen-Belsen e deportata a Raguhn, che fa parte del campo
di concentramento di Buchenwald. Quindi da Raguhn è trasferita a
Theresienstadt. Auguste van Pels muore in una località sconosciuta, in
Germania o in Cecoslovacchia, nel periodo tra il 9 aprile e l’8 maggio 1945.
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Bergen-Belsen
Prigioniere
liberate nel campo di Bergen-Belsen.
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Tifo
Nell’inverno del 1944 – 1945 le condizioni a
Bergen-Belsen continuano a peggiorare: il cibo scarseggia e la situazione
igienica è drammatica. Molti detenuti si ammalano. Margot ed Anna Frank hanno
il tifo e moriranno poche settimane prima della liberazione del campo. Janny
Brilleslijper ne è testimone: “La prima ad andarsene fu Margot che cadde dal
letto sul pavimento di pietra e non riuscì più a rialzarsi. Anna morì il
giorno seguente.”
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Mauthausen
Questi
prigionieri sono stati liberati. Per Peter van Pels la liberazione è giunta
troppo tardi.
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Uniformi candide
Il 27 gennaio 1945 i soldati russi liberano il campo
di concentramento di Auschwitz. Otto Frank è uno dei 7650 prigionieri ancora
in vita. Pesa appena 52 chili mentre nell’Alloggio segreto ne pesava 70. Otto
ricorderà soltanto le uniformi candide come la neve dei soldati russi: “Erano
brave persone. Non c’importava che fossero comunisti. Non avevamo alcun
interesse per la politica, per noi contava soltanto essere liberi.”
Peter van Pels
Peter van Pels è costretto a lasciare Auschwitz poco
prima. Tutti i prigionieri ancora in grado di camminare vengono portati via.
Dopo una marcia massacrante arriva nel campo di concentramento austriaco di
Mauthausen dove è costretto a fare un durissimo lavoro in una cava di pietra.
Ormai stremato e malato morirà il 5 maggio 1945.
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Carte de Repatrié
Questo
era il documento di rimpatrio di Otto, necessario per attraversare la
Francia.
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Sano e salvo
Nelle settimane successive alla liberazione Otto
Frank recupera lentamente le forze dopo tante prove. Il 17 febbraio 1945
annota in un taccuino: “Prima passeggiata all’aperto”. Qualche giorno dopo
scriverà la sua prima lettera alla madre in Svizzera: “Spero che queste righe
raggiungano te e tutti i nostri cari dandovi la notizia che sono stato
salvato dai russi, che sono sano e pieno di coraggio e ben curato sotto ogni
aspetto. Non so dove siano Edith e le bambine, siamo separati dal 5 settembre
1944. Ho sentito soltanto che sono state deportate in Germania.”
Ritorno ad Amsterdam
In quel momento in vaste aree dell’Europa si
combatte ancora. Soltanto il 31 marzo 1945 Otto Frank e gli altri prigionieri
possono iniziare il loro lungo viaggio di ritorno in Olanda, passando per
Odessa, quindi in nave fino a Marsiglia ed infine in treno e in
un’autovettura. Durante questo viaggio Otto Frank apprende che sua moglie è
morta ad Auschwitz. Il 3 giugno 1945 Otto Frank arriva ad Amsterdam e si reca
immediatamente da Miep e Jan Gies. Essi sono felici di rivederlo e lo
informano che tutti i benefattori sono sopravvissuti. Non hanno però notizie
di Anna e Margot.
L'
INTERVISTA / L' incontro a Gerusalemme con la donna che condivise gli anni
del terrore con l' autrice del "Diario": "La conobbi nel ' 33,
a scuola insieme"
"Io,
l' amica del cuore di Anna Frank"
Hannah
Pick Goslar a Enzo Biagi: non dimentichero' mai i nostri giorni al campo
"Era davvero una ragazzina amabile Sento il dovere di continuare a
ricordarla" "I miei tre figli sanno tutto. Per loro e' un po' come
una seconda madre"
L' incontro a Gerusalemme con la donna che
condivise gli anni del terrore con l' autrice del "Diario":
- "La conobbi nel ' 33, a scuola
insieme" "Io, l' amica del cuore di Anna Frank" Hannah Pick
Goslar a Enzo Biagi: non dimenticherò mai i nostri giorni al campo "Era
davvero una ragazzina amabile Sento il dovere di continuare a
ricordarla" "I miei tre figli sanno tutto. Per loro è un po' come
una seconda madre"
di ENZO BIAGI A
Gerusalemme ho incontrato Hannah Pick Goslar, l' amica di Anna Frank.
Nata a Berlino, settanta
anni fa, in una famiglia della buona borghesia israelita; quando i nazisti
salirono al potere, si trasferirono ad Amsterdam. Suo padre era viceministro
degli Interni e capo della stampa. Conobbe Anna, anzi Annelise Marie Frank,
nel 1933, dal fruttivendolo sotto casa: erano appena arrivate dalla Germania,
frequentavano insieme la scuola Montessori. Il 20 giugno 1943, col padre, la
sorella e i nonni, venne rinchiusa nel campo di raccolta di Westerbork, e più
tardi trasferita a Bergen - Belsen.
Qui un anno dopo ritrova Anna, arrivata da
poco. Parlano protette da un cespuglio che nasconde il filo spinato. Anna
informa l' amica di quello che accade nel mondo: nella soffitta dove i Frank
e i loro amici si erano rifugiati avevano una radio. La guerra sta per
finire, dice, ma le rivela che ci sono i forni e le camere a gas. La signora
Goslar sopravvive insieme alla sorella Gabi. Rivede Otto Frank in un
sanatorio, poi emigra a Gerusalemme dove diventa infermiera e sposa un
medico. Ha tre figli e dieci nipoti. E questa e' la trascrizione del nostro
colloquio, registrata davanti al vagone ferroviario che e' il simbolo della
deportazione e dell' Olocausto.
- Chi era Anna Frank?
- "Era una ragazzina
amabile. Voleva sempre essere al centro dell' attenzione.
Per farlo inventava cose curiose, per esempio si scopriva le spalle, tu non
potevi vederlo, ma lo sentivi: apriva e chiudeva gli automatici... cnac,
cnac, cnac. Allora tutti la guardavano e lei era felice".
- Quando vi siete accorti che
essere ebrei poteva diventare una colpa?
- "Mio padre era un
Viceministro del Governo tedesco, ma dovette lasciare il suo incarico e
andare via dalla Germania. Se non fosse stato ebreo, non sarebbe
accaduto".
- Gli altri come si sono
comportati con voi?
- "In Olanda le persone
erano molto gentili. Non avevamo soldi, eravamo dei rifugiati, ma trovavamo
tanti amici. Non esistevano ebrei o cristiani, non c' era distinzione di
religione o di razza e a scuola eravamo ben accetti. Non ho mai avuto
problemi con gli olandesi ne' prima ne' dopo la guerra".
- Lei ha raccontato un sogno
ricorrente di Anna. Qual era?
- "Nel suo diario Anna dice
che una notte del novembre 1943 sognò me e sua nonna. Si domandava perché lei
era ancora viva, mentre io, la sua migliore amica, probabilmente ero morta,
dal momento che lei era nascosta in una soffitta e io mi trovavo già in un
lager. Oggi io sono una nonna felice nella mia madrepatria, Anna invece non
ha potuto continuare a vivere. E’ per questo che sento di dover ancora
parlare di lei e dell' Olocausto: la gente deve sapere, e' una storia che non
deve più ripetersi".
- Lei l' ha rivista nel campo di
Bergen - Belsen. Cosa ricorda di quell' incontro?
- "Era il 1945: dal lager di
Auschwitz erano arrivati migliaia di prigionieri tra cui settemila donne, che
furono sistemate in tende. Proprio accanto alla mia baracca, ma non potevo
vederle: i tedeschi avevano diviso il campo con del filo spinato coperto da
un alto muro di paglia. Non volevano che sapessimo chi c' era dall' altra
parte e ci controllavano dalle torrette con i riflettori. Ci vollero quattro
mesi prima che io scoprissi che c' erano anche quaranta donne olandesi e un
giorno una mia amica mi disse che Anna era tra loro. Non ci potevo credere,
per tutto quel tempo avevo pensato che fosse in salvo dalla nonna, in
Svizzera. "A quel punto, pericoloso o no, di notte mi avvicinai al filo
spinato e chiamai molto piano per non farmi sentire dalle sentinelle. Mi
rispose una donna: fui fortunata, perché si trattava della signora Van Pels,
che era stata con i Frank nel nascondiglio di Amsterdam. "Andò subito a
chiamare Anna e così ci incontrammo. Le dissi: "Pensavo fossi in
Svizzera". "Mi spiegò che quella era stata solo una chiacchiera che
avevano fatto girare, ma che in realtà lei e la famiglia si erano nascosti
nell' ufficio del padre. Le raccontai che mia madre era morta e che il mio
papà era molto malato, mentre mia sorella stava abbastanza bene. Mi disse che
lei, invece, non aveva più nessuno. La madre e la sorella Margot erano
morte e per quanto riguardava suo padre, Anna sapeva che le persone al di
sotto dei 15 anni e al di sopra dei 55 andavano direttamente alle camere a
gas e suo padre era fra i condannati. Non sapeva, però , che contavano anche
le condizioni di salute di una persona. Quelle di suo padre erano buone,
poteva lavorare ed era stato liberato in febbraio. Ma noi non potevamo
immaginarlo, non potevamo immaginare che Auschwitz, dal 27 gennaio di quell'
anno, non era più un lager. Se lei avesse saputo che almeno il signor Frank
era vivo, sarebbe stata un po' più forte per resistere. "Mi disse, poi,
che non aveva niente da mangiare. Il giorno dopo, per la prima volta, ci
furono consegnati dei pacchetti della Croce Rossa, non certo perché eravamo
ebrei, ma perché nel mio caso, per esempio, avevo un passaporto sudamericano.
"Conservai il pacchetto per Anna, non era molto ma comunque tanto in
quella situazione e un paio di giorni dopo la incontrai. Le lanciai il
pacchetto oltre la siepe, la sentii strillare e poi piangere: un' altra
donna, più veloce, aveva preso il fagotto. Tre giorni dopo ci provammo di
nuovo e questa volta riuscì ad afferrarlo. Fu l' ultima volta che le parlai,
perché i tedeschi cominciarono a trasferire tutte le donne. Non so cosa le
accadde poi".
- Dei giorni del campo cosa c'e'
di incancellabile?
- "Non posso dimenticare l'
incontro con Anna, non posso dimenticare che mio padre e' morto là e non
posso dimenticare tutte le persone che mi hanno aiutata. Se la mia sorellina
è sopravvissuta è stato solo grazie al loro aiuto".
- Perché Anna e' diventata un
simbolo?
- "Guardi, non saprei. So
solo che il suo e' stato il primo diario trovato dopo la guerra e pubblicato.
La gente ha conosciuto una testimonianza vera dell' Olocausto, qualcosa che
ha mosso le coscienze".
- Come ricorda la riconquista
della vita?
- "Rimasi per due mesi in un
villaggio tedesco. Poi tornai in Olanda, dove fui ricoverata in un ospedale e
solo nel dicembre del ' 45 presi coscienza della libertà , quando, cioè , il
padre di Anna mi aiutò a raggiungere mia zia in Svizzera".
- Cosa racconta ai suoi figli?
- "I miei figli sanno tutto,
anche i miei nipoti. Il mio ultimo figlio ha persino detto: "Anna Frank
e' un po' come la mia seconda madre". E per i miei nipoti e' la seconda
nonna, quella che era ad Auschwitz. Un giorno uno di loro mi ha detto:
"Sai, l' altra nonna ha sofferto molto più di te". Voleva dire che
quello che ho passato non e' paragonabile all' esperienza di Auschwitz. Ma e'
stato abbastanza".
- Oggi cosa significa essere
ebrei?
- "Significa essere una
persona come tutte le altre. Abbiamo un Paese, abbiamo la libertà e possiamo
vivere come vogliamo".
- Come si immagina il futuro?
- "Spero ci sarà la pace.
Non sono un profeta, mi auguro che possa essere migliore. Ci sono tanti
problemi che devono essere risolti, ma non sono un politico". Andai ad
Amsterdam. Nella soffitta a cui si arriva per ripide scale, non e' rimasto
quasi nulla dell' adolescente sensibile, delle intuizioni poetiche e del
destino disperato di quei prigionieri: soltanto una cartina sulla quale
venivano segnati i progressi delle truppe alleate e alle pareti i ritagli
delle riviste che gli impiegati del signor Frank e le dattilografe Niep ed
Elly riuscivano a raccattare. Figure di quel tempo: Deanna Durbin, Shirley
Temple, Ginger Rogers, la riproduzione di un disegno di Leonardo, alcuni
bambini che mangiano fragole. Dalla stanzetta di Peter van Daan, il primo
amore, il primo innocente bacio, si vedono un albero carico di fiori gialli e
un ippocastano dalle foglie tenere. Si legge nelle pagine di Anna: "Se
nonostante tutte le nostre sofferenze restano ancora degli ebrei, vuol dire
che un giorno gli ebrei, invece di essere proscritti, saranno presi a
esempio".
Infanzia:
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Anna bebè
Anna
Frank con la madre, il giorno dopo la sua nascita.
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Ebrei e
tedeschi
“Mio padre, il papà più caro del mondo, si è sposato
quando aveva già trentasei anni con mia madre che ne aveva venticinque. Mia
sorella Margot nacque nel 1926 a Francoforte sul Meno in Germania ed il 12
giugno 1929 sono nata io.”
Anna Frank
Annalies Marie Frank nasce il 12 giugno 1929 a
Francoforte sul Meno (Germania). È la seconda figlia di Otto Frank e di Edith
Frank-Holländer e alla sua nascita la sorellina Margot ha tre anni. I Frank
sono ebrei e tedeschi, da secoli le loro famiglie risiedono in Germania.
Il padre di Anna lavora nella banca di famiglia, la
madre è casalinga. Per Margot ed Anna questo è un periodo felice, nel
vicinato ci sono tanti bambini con cui giocare. Tuttavia i genitori vivono in
ansia perché Adolf Hitler ed il suo partito fanno degli ebrei il capro
espiatorio di tutti i problemi economici e sociali. In Germania cresce
l’antisemitismo.
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Edith Frank e le figlie
La
fotografia è stata scattata nel centro di Francoforte sul Meno il 10 marzo
1933. È l’ultima fotografia fatta da Otto Frank a Francoforte.
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La dittatura
“Il mondo
intorno a me stava crollando. Dovevo fare qualcosa e sebbene ciò mi facesse
soffrire, mi sono reso conto che la Germania non era l’unico paese al mondo e
l’ho lasciato per sempre.”
Otto Frank
All’inizio
del 1933 il partito tedesco nazionalsocialista (NSDAP) sale al potere in
Germania. Il capo del partito, Adolf Hitler, diventa Cancelliere e guida un
nuovo governo. Ben presto gli ebrei vengono discriminati e la Germania, che
prima era una democrazia, si trasforma in una dittatura. I genitori di Anna
temono per la loro sicurezza. Inoltre la banca di Otto Frank risente sempre
più della recessione economica mondiale. Otto ed Edith Frank decidono di
lasciare il paese.
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Anna e Margot, 1933
Nell’estate
del 1933 Anna e Margot sono ospitate dalla nonna materna ad Aquisgrana
mentre i genitori sono impegnatissimi ad organizzare l’emigrazione della
famiglia in Olanda.
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Un nuovo inizio
“In
Olanda, dopo le esperienze vissute nella Germania nazista, tornammo ad essere
padroni di noi stessi. Potemmo iniziare una nuova vita e sentirci liberi.”
Otto Frank
Otto Frank
si trasferisce nell’estate del 1933 in Olanda, dove ha l’opportunità di avviare
un’azienda per la vendita dell’Opekta, un addensante per la preparazione in
casa delle marmellate. In quel periodo Anna e Margot abitano dalla nonna
materna ad Aquisgrana mentre Edith va spesso ad Amsterdam per cercare
un’abitazione per la famiglia.
Nuove amicizie
Nel
novembre la madre di Anna trova un bell’appartamento in Merwedeplein, in un
quartiere nuovo. Già in dicembre Margot arriva ad Amsterdam mentre Anna li
raggiunge nel febbraio 1934. Anna frequenta l’asilo Montessori, Margot va ad
una scuola elementare pubblica. Qui stringono nuove amicizie ed imparano
velocemente l’olandese.
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I Frank
Margot,
Otto, Anna ed Edith Frank sulla Merwedeplein, 1941.
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La discriminazione
“Dopo il
maggio del 1940 la situazione è precipitata: prima la guerra, poi la
capitolazione, l’invasione tedesca e l’inizio dei tempi duri per noi ebrei.”
Anna Frank
I Frank si
sentono nuovamente liberi e al sicuro, ma solo fino al 10 maggio 1940, data in
cui l’esercito tedesco invade l’Olanda. Dal 15 maggio 1940 il paese è
occupato dai nazisti ed inizia la discriminazione degli ebrei: gli ebrei non
possono essere proprietari di un’azienda, i ragazzi ebrei devono frequentare
scuole ebraiche, gli ebrei devono portare una stella sugli abiti e tanti
altri provvedimenti discriminatori simili. Corrono perfino voci che gli ebrei
verranno deportati in Germania...
Un diario
Il 12
giugno 1942 Anna Frank compie tredici anni e riceve in dono un diario. Per
lei è il regalo più bello ed infatti inizia subito a scrivere: “Spero di
poterti confidare tutto (...) e che sarai un grande conforto per me.”
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La convocazione
L’Ufficio
centrale per l’emigrazione ebraica invia agli ebrei che hanno ricevuto la
convocazione questo documento, in cui è indicato precisamente che cosa
possono portare con sé e quando devono partire.
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In clandestinità
“Mi sono
spaventata a morte, una chiamata, tutti sanno che cosa vuol dire, ho subito
immaginato campi di concentramento e celle solitarie ….”
Anna Frank
Le voci
che parlano di deportazione degli ebrei in Germania risultano essere vere. Il
5 luglio 1942 Margot Frank, come mille altri ebrei ad Amsterdam, riceve una
convocazione. I nazisti esigono che vada in Germania in un campo di lavoro.
Se Margot non si presenterà, l’intera famiglia sarà arrestata.
Nascondiglio segreto
I genitori
di Anna e Margot sapevano che la convocazione sarebbe arrivata e hanno quasi
finito di allestire un nascondiglio segreto, non solo per loro, ma anche per
i Van Pels – Hermann, Auguste e il figlio Peter. Hermann van Pels è
codirettore dell’azienda di Otto Frank. I Frank si recano già il giorno
seguente nel nascondiglio, portando con sé borse cariche di suppellettili.
Naturalmente Anna ha anche il diario. Più tardi, ripensando a quel periodo
scriverà nel diario: “Il tempo spensierato e senza affanni della scuola non
tornerà mai più.”
Il Diario:
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Il diario
Anna ha
ricevuto questo diario per il suo tredicesimo compleanno.
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Anna Frank
scrittrice
“Sono consapevole di saper scrivere. Un paio di
racconti sono carini, le mie descrizioni dell’Alloggio segreto sono
umoristiche, molte parti del mio diario funzionano, ma... resta da vedere se
ho veramente talento.”
Anna Frank nel diario, 5 aprile 1944
Dal suo
tredicesimo compleanno Anna Frank tiene un diario. Non ha alcuna amica a cui
può confidare tutto e per questo scrive nel diario lunghe lettere ad
un’amichetta immaginaria, Kitty. L’ultima volta che ha confidato i suoi
pensieri alla carta è stato il 1º agosto 1944. In questi due anni molto è
cambiato nella sua vita. Le prime settimane dopo il suo compleanno erano
“normali”: andava a scuola, si preoccupava dei voti, descriveva i compagni di
scuola... Ma dal 6 luglio è rinchiusa con i genitori e la sorella in un
nascondiglio. Dopo una settimana arrivano i Van Pels e nel novembre 1942 si
unisce a loro Fritz Pfeffer.
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Quaderno dei racconti
L’indice
del quaderno dei racconti di Anna.
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Soffocante
Ben presto
Anna Frank scrive lunghe lettere a Kitty. Durante la clandestinità il suo
diario diventa sempre più importante perché le permette di sfogarsi. Il 16
marzo 1944 conclude: “La cosa più bella per me rimane poter scrivere quello
che provo e quello che penso, altrimenti soffocherei del tutto”.
Raccontini
Nell’Alloggio
segreto Anna, oltre al diario, scrive anche dei racconti: “Un paio di
settimane fa mi sono messa a scrivere un racconto, una cosa tutta inventata.
Mi piace talmente che continuo ad accumulare pagine scritte.” (7 agosto
1943). A volte Anna legge i suoi scritti agli altri clandestini.
“Belle frasi”
Oltre al
diario e ai racconti Anna Frank tiene anche nota delle “belle frasi” in un
quaderno speciale. Se Anna legge in un libro una frase che la colpisce, la
ricopia in questo quaderno. È un’idea del padre. A volte nel suo diario essa
approfondisce il significato di alcune di queste frasi.
Scrittrice
Dopo la
guerra Anna Frank desidera diventare scrittrice o giornalista. Il 25 marzo
1944 scrive: “A Peter racconto molto più facilmente cose di cui altrimenti
non parlo mai. Così gli ho detto anche che da grande desidero scrivere,
magari non come scrittrice, però continuando sempre a farlo accanto al lavoro
che farò o ad altri miei compiti.”
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“Una raccolta”
“Ieri
sera per Radio Orange ha parlato il ministro Bolkestein e ha detto che alla
fine della guerra sarà fatta una raccolta di diari di questa guerra.” Anna
Frank (29 marzo 1944)
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Una notizia straordinaria
Il 28
marzo 1944 i clandestini ascoltano una notizia straordinaria trasmessa da
Londra. Ai microfoni di radio Orange il ministro Bolkestein annuncia che dopo
la guerra i diari e gli altri documenti importanti saranno raccolti, per
conservare per i posteri la storia del popolo olandese durante la Seconda
Guerra Mondiale. I clandestini pensano immediatamente al diario di Anna.
Un romanzo sull’Alloggio segreto
Anna la
considera una buona idea e scrive: “Pensa quanto sarebbe interessante se
pubblicassi un romanzo sull’Alloggio segreto. Già dal titolo la gente
penserebbe che si tratti di un giallo.” Nel maggio 1944 l’idea del romanzo
prende seriamente forma: “Finalmente, dopo averci tanto pensato, ho cominciato
a scrivere ‘L’Alloggio segreto’, nella mia testa l’ho già finito, ma in
realtà andrà molto più lentamente, anzi, speriamo che riesca a finirlo”.
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Fogli sciolti
Una
parte del diario riscritto da Anna.
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Redazione del testo
Intorno al
20 maggio 1944 Anna Frank inizia veramente a scrivere il suo romanzo. Nel
breve lasso di tempo fino all’arresto dei clandestini, avvenuto il 4 agosto
1944, Anna Frank riscrive gran parte del diario su pagine sciolte. Spesso si
tratta di una semplice redazione testuale, ma a volte tralascia interi brani
che considera troppo personali. Tutte le lettere che compongono il diario
sono indirizzate a Kitty, la sua amichetta immaginaria. L’ultimo foglio
sciolto contiene la rielaborazione delle annotazioni del 29 marzo 1944.
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