Annelies Marie Frank,
detta Anne, nome italianizzato in Anna Frank, (Francoforte 12 giugno 1929 – Bergen-Belsen, marzo 1945),
è stata una ragazza ebrea-tedesca,
divenuta un simbolo della Shoah per
il suo diario scritto
nel periodo in cui la sua famiglia si nascondeva dai nazisti e per la sua
tragica morte nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. Visse parte della
sua vita ad Amsterdam nei Paesi Bassi,
dove la famiglia si era rifugiata dopo l'ascesa al potere dei nazisti in
Germania. Fu privata della cittadinanza tedesca nel 1941, divenendo così apolide.
Biografia:
I primi anni:
Anne è la seconda figlia di Otto Frank e di sua moglie Edith Frank, apparteneva
ad una famiglia di patrioti tedeschi che prestarono servizio durante la Prima guerra mondiale. Aveva una sorella
maggiore, Margot Elisabeth Frank (16 febbraio 1926 - 9 marzo 1945). Nel 1933, Adolf
Hitler vinse le elezioni in Germania. Il
crescente numero di manifestazioni antisemite al seguito della vittoria di Hitler
indussero Otto Frank a cogliere al volo l'occasione di trasferirsi ad Amsterdam, in Olanda.
Lì avviò una ditta che produceva pectina per la
realizzazione di marmellate, la “Opekta
Works”. Nel 1938 Otto avviò una seconda ditta, per la
distribuzione di sale da conservazione, erbe e spezie, la Pectacon.
La
clandestinità
Nel 1940, l'esercito tedesco invase l'Olanda. I Frank furono costretti
a sottostare alle leggi razziali.
Il 12 giugno 1942, Anne ricevette per il suo tredicesimo compleanno un diario a quadretti bianco e rosso, sul quale inizierà a scrivere il Diario.
Meno di un mese dopo, il 6 luglio 1942 dovette nascondersi con la famiglia nell'Achterhuis(alloggio segreto, letteralmente "retrocasa" dall'olandese), un piccolo spazio a due piani posto sopra i locali della Opekta di Otto, in seguito ad un invito a comparire inviato alla sorella di Anne, Margot, da parte della polizia tedesca. L'alloggio segreto era situato in un vecchio - ed abbastanza tipico – edificio. La porta d'ingresso del nascondiglio venne in seguito coperta da una libreria girevole.
Il 12 giugno 1942, Anne ricevette per il suo tredicesimo compleanno un diario a quadretti bianco e rosso, sul quale inizierà a scrivere il Diario.
Meno di un mese dopo, il 6 luglio 1942 dovette nascondersi con la famiglia nell'Achterhuis(alloggio segreto, letteralmente "retrocasa" dall'olandese), un piccolo spazio a due piani posto sopra i locali della Opekta di Otto, in seguito ad un invito a comparire inviato alla sorella di Anne, Margot, da parte della polizia tedesca. L'alloggio segreto era situato in un vecchio - ed abbastanza tipico – edificio. La porta d'ingresso del nascondiglio venne in seguito coperta da una libreria girevole.
Nel nascondiglio trovarono rifugio otto persone:
§
i quattro componenti della famiglia Frank (il padre
Otto, la madre Edith, Anne e la sorella Margot);
§
Fritz Pfeffer, un dentista ebreo (30 aprile 1889 - 20 dicembre 1944) (chiamato Albert
Dussel nelDiario);
§
Hermann Van Pels (31 marzo 1890 - 6 settembre 1944), un macellaio dipendente della Pectacon di Otto
Frank;
§
Auguste Van Pels (29
settembre 1900 - 9 aprile 1945), moglie di
Hermann Van Pels;
§
Peter Van Pels (8 novembre 1926 - 5 maggio 1945), figlio di Hermann
e Auguste Van Daan.
I clandestini erano aiutati da persone esterne: Miep Gies, Jan Gies, Johannes Kleiman, Victor Kugler, Bep Voskuilj, il signor Voskuilj (padre di Bep) e la moglie di Kleiman, quasi tutti collaboratori nelle ditte del padre di Anne. Portavano ai clandestini cibo, notizie e ogni cosa di cui avessero bisogno, rischiando la vita. Tali persone erano anche le uniche ad essere al corrente del nascondiglio dei clandestini.
Durante il periodo di clandestinità, Anne scrive il celeberrimo Diario, descrivendo con considerevole talento le paure causate dal vivere in clandestinità, i sentimenti per Peter, i conflitti con i genitori e gli altri compagni di sventura e le sue aspirazioni di diventare scrittrice.
I clandestini erano aiutati da persone esterne: Miep Gies, Jan Gies, Johannes Kleiman, Victor Kugler, Bep Voskuilj, il signor Voskuilj (padre di Bep) e la moglie di Kleiman, quasi tutti collaboratori nelle ditte del padre di Anne. Portavano ai clandestini cibo, notizie e ogni cosa di cui avessero bisogno, rischiando la vita. Tali persone erano anche le uniche ad essere al corrente del nascondiglio dei clandestini.
Durante il periodo di clandestinità, Anne scrive il celeberrimo Diario, descrivendo con considerevole talento le paure causate dal vivere in clandestinità, i sentimenti per Peter, i conflitti con i genitori e gli altri compagni di sventura e le sue aspirazioni di diventare scrittrice.
Il 4 agosto 1944 la Gestapo fa irruzione
nell'alloggio segreto, in seguito ad una segnalazione da parte di una persona
che non è mai stata identificata. Tra i sospettati vi è un magazziniere della
ditta di Otto Frank, Willem Van Maaren. Anne nel Diario, in data giovedì 16
settembre 1943, afferma esplicitamente che Van Maaren nutriva dei sospetti
sull'Alloggio segreto, e lo descrive come "una persona notoriamente
poco affidabile, molto curiosa e poco facile da prendere per il naso"
.
Le due famiglie vennero arrestate e trasferite al
campo di smistamento di Westerbork. Miep Gies e Bep Voskuilj, presenti al
momento dell'arresto, scapparono mentre la polizia arrestava i clandestini
(restando nei paraggi della palazzina); dopo la partenza della polizia
tornarono alla palazzina mettendo al sicuro più materiale possibile (primo tra
tutti il Diario), prima
del ritorno della polizia per la perquisizione.
Prigionia
e destino dei rifugiati:
·
Margot e Anna passarono un mese ad Auschwitz-Birkenau e vennero poi spedite a Bergen-Belsen,
dove morirono di tifo
esantematico nel marzo 1945, solo tre
settimane prima della liberazione del campo
·
Il 2 settembre Anna Frank e gli altri clandestini
vennero caricati sull'ultimo treno merci in partenza per Auschwitz, dove giunsero tre
giorni dopo.
Edith Frank Hollander morì di inedia il 6 gennaio 1945.
Edith Frank Hollander morì di inedia il 6 gennaio 1945.
·
Hermann Van Pels morì in una camera a
gas di Auschwitz il giorno
stesso dell'arrivo, secondo la Croce Rossa,
o poche settimane più tardi, secondo Otto Frank.
Auguste Van Pels passò tra Auschwitz, Bergen-Belsen e Buchenwald arrivando a Theresienstadt il 9 aprile 1945. Deportata altrove, non si conosce la data del decesso.
Auguste Van Pels passò tra Auschwitz, Bergen-Belsen e Buchenwald arrivando a Theresienstadt il 9 aprile 1945. Deportata altrove, non si conosce la data del decesso.
·
Peter Van Pels subì una Marcia
della morte il 16 gennaio 1945 che lo portò da Auschwitz a Mathausen (Austria), dovè
morì il 5 maggio 1945, appena tre giorni
prima della liberazione.
·
Fritz Pfeffer, dopo essere passato per i campi di
concentramento di Sachsenhausen e Buchenwald, morì nel campo di concentramento di
Neuengamme il 20 dicembre 1944.
·
Kleiman fu liberato un mese dopo l'arresto, il 18
settembre 1944 a causa dello stato di salute. È morto
ad Amsterdam nel 1959.
·
Kugler venne deportato in più campi di
concentramento, sino al termine della guerra. Sopravvissuto, morì a Toronto nel 1989.
Solo il padre di Anna, tra i clandestini, sopravvisse ai campi di concentramento. Rimasto sempre ad Auschwitz, il campo venne liberato dall'esercito russo il 27 gennaio 1945; il 3 giugno 1945 tornò ad Amsterdam dopo tre mesi di viaggio.
Solo il padre di Anna, tra i clandestini, sopravvisse ai campi di concentramento. Rimasto sempre ad Auschwitz, il campo venne liberato dall'esercito russo il 27 gennaio 1945; il 3 giugno 1945 tornò ad Amsterdam dopo tre mesi di viaggio.
Miep gli consegnò il diario e, dopo aver scoperto
il destino degli altri clandestini, egli ne modificò la grammatica e la
sintassi, omettendo alcune parti perché considerate troppo private, in modo da
renderlo adatto per la pubblicazione.
Il diario venne pubblicato nel 1947 con il titolo di Het Achterhuis ("L'alloggio segreto" in olandese).
Otto Frank morì a Basilea, in Svizzera dove viveva sua sorella, il 19 agosto 1980.
Il diario venne pubblicato nel 1947 con il titolo di Het Achterhuis ("L'alloggio segreto" in olandese).
Otto Frank morì a Basilea, in Svizzera dove viveva sua sorella, il 19 agosto 1980.
Il diario di Anna
Frank
Inizia come una espressione privata dei propri
pensieri intimi, manifestando l'intenzione di non permettere mai che altri ne
prendessero visione. Descrive candidamente la sua vita, la propria famiglia ed
i propri amici, e del ragazzo di cui si innamorò nonché appunto la sua
vocazione a diventare un giorno scrittrice affermata di racconti. Durante
l'inverno del 1944, le capitò di
ascoltare una trasmissione radio di Gerrit Bolkestein— membro
del governo Olandese in esilio — il quale diceva che, una volta terminato il
conflitto, avrebbe creato un registro pubblico delle oppressioni sofferte dalla
popolazione del Paese sotto l'occupazione nazista. Menzionò la pubblicazione di
lettere e diari, cosa che spinse Anna a riscrivere sotto altra forma, e con
diversa prospettiva, il proprio.
Esistono quindi tre versioni del diario:
1. la versione A,
l'originale di Anna, che va dal 12 giugno 1942 al 1 agosto 1944, della quale non è
stato ritrovato il quaderno che copriva il periodo 6 dicembre 1942 - 21 dicembre 1943;
2. la versione B,
la seconda redazione di Anna, su fogli volanti, in vista della pubblicazione,
che copre il periodo 20 giugno 1942 - 29 marzo1944;
3. la versione C,
scritta da Otto Frank basandosi sulla versione B, apportando modifiche e
cancellazioni.
Una recente edizione critica da parte di Frediano
Sessi del diario compara queste tre versioni.
La casa dove Anna e la famiglia si nascondevano è
ora un museo.
Nel 1956 il diario venne adattato in un'opera
teatrale che vinse il Premio
Pulitzer, nel 1959 ne venne tratto un film, nel 1997 ne fu tratta un'opera di Broadway con
materiale aggiunto dal diario originale.
Sono stati fatti numerosi film e libri sulla
commovente storia di Anna Frank.
Autenticità del diario
Alcuni revisionisti sull'Olocausto hanno messo in dubbio l'autenticità
del diario; sulla base di ciò, Simon
Wiesenthal si è interessato
personalmente della vicenda e ha ritrovato come testimone il poliziotto che
aveva eseguito l'arresto. Nel 1976, Otto Frank denunciò Heinz Roth di Francoforte,
che aveva pubblicato dei pamphlet(scritti
usati al fine di denunciare qualcosa) nel
quale asseriva che il diario era falso. Il giudice sentenziò che se Roth avesse
pubblicato altre opere sarebbe stato sottoposto ad una multa di 500.000 marchi
tedeschi e a sei mesi di
prigione. Roth fece ricorso contro la decisione della corte, ma morì poco dopo,
nel 1978. L 'anno
dopo, il suo appello venne respinto. Con la morte di Otto Frank nel 1980, il diario
originale, lettere incluse, venne ereditato dall'Istituto Olandese per la Documentazione di
Guerra, che commissionò una
perizia forense del diario attraverso il Ministero della Giustizia Olandese nel 1986. Confrontando calligrafia
con altri esempi dell'epoca e analizzando la carta, la colla e l'inchiostro,
l'istituto affermò che i materiali erano disponibili all'epoca e che quindi il
diario era autentico, allegando tale ricerca a quella che oggi è nota come
"Edizione Critica" del diario.
L' INTERVISTA / L' incontro a Gerusalemme con la donna che
condivise gli anni del terrore con l' autrice del "Diario": "La
conobbi nel ' 33, a
scuola insieme"
"Io, l' amica del cuore di Anna Frank"
HANNAH PICK GOSLAR A ENZO BIAGI: NON
DIMENTICHERO' MAI I NOSTRI
GIORNI AL CAMPO "ERA DAVVERO UNA RAGAZZINA AMABILE SENTO IL DOVERE DI
CONTINUARE A RICORDARLA" "I MIEI TRE FIGLI SANNO TUTTO. PER LORO E'
UN PO' COME UNA SECONDA MADRE"
L' incontro a Gerusalemme con la donna che condivise gli anni
del terrore con l' autrice del "Diario":
- "La conobbi nel '33, a
scuola insieme" "Io, l' amica del cuore di Anna Frank" Hannah
Pick Goslar a Enzo Biagi: non dimenticherò mai i nostri giorni al campo
"Era davvero una ragazzina amabile Sento il dovere di continuare a
ricordarla" "I miei tre figli sanno tutto. Per loro è un po' come una
seconda madre"
- "La conobbi nel '
di ENZO BIAGI A
Gerusalemme ho incontrato Hannah Pick Goslar, l' amica di Anna Frank.
Nata a Berlino,
settanta anni fa, in una famiglia della buona borghesia israelita; quando i
nazisti salirono al potere, si trasferirono ad Amsterdam. Suo padre era
viceministro degli Interni e capo della stampa. Conobbe Anna, anzi Annelise
Marie Frank, nel 1933, dal fruttivendolo sotto casa: erano appena arrivate
dalla Germania, frequentavano insieme la scuola Montessori. Il 20 giugno 1943,
col padre, la sorella e i nonni, venne rinchiusa nel campo di raccolta di
Westerbork, e più tardi trasferita a Bergen - Belsen.
Qui un anno dopo ritrova Anna, arrivata da poco. Parlano
protette da un cespuglio che nasconde il filo spinato. Anna informa l' amica di
quello che accade nel mondo: nella soffitta dove i Frank e i loro amici si
erano rifugiati avevano una radio. La guerra sta per finire, dice, ma le rivela
che ci sono i forni e le camere a gas. La signora Goslar sopravvive insieme
alla sorella Gabi. Rivede Otto Frank in un sanatorio, poi emigra a Gerusalemme
dove diventa infermiera e sposa un medico. Ha tre figli e dieci nipoti. E
questa e' la trascrizione del nostro colloquio, registrata davanti al vagone
ferroviario che e' il simbolo della deportazione e dell' Olocausto.
- Chi era Anna Frank?
- "Era una ragazzina amabile.
Voleva sempre essere al centro dell' attenzione.
Per farlo inventava cose curiose, per esempio si scopriva le spalle, tu non potevi vederlo, ma lo sentivi: apriva e chiudeva gli automatici... cnac, cnac, cnac. Allora tutti la guardavano e lei era felice".
Per farlo inventava cose curiose, per esempio si scopriva le spalle, tu non potevi vederlo, ma lo sentivi: apriva e chiudeva gli automatici... cnac, cnac, cnac. Allora tutti la guardavano e lei era felice".
- Quando
vi siete accorti che essere ebrei poteva diventare una colpa?
- "Mio
padre era un Viceministro del Governo tedesco, ma dovette lasciare il suo
incarico e andare via dalla Germania. Se non fosse stato ebreo, non sarebbe
accaduto".
- Gli
altri come si sono comportati con voi?
- "In
Olanda le persone erano molto gentili. Non avevamo soldi, eravamo dei
rifugiati, ma trovavamo tanti amici. Non esistevano ebrei o cristiani, non c'
era distinzione di religione o di razza e a scuola eravamo ben accetti. Non ho
mai avuto problemi con gli olandesi ne' prima ne' dopo la guerra".
- Lei
ha raccontato un sogno ricorrente di Anna. Qual era?
- "Nel
suo diario Anna dice che una notte del novembre 1943 sognò me e sua nonna. Si
domandava perché lei era ancora viva, mentre io, la sua migliore amica,
probabilmente ero morta, dal momento che lei era nascosta in una soffitta e io
mi trovavo già in un lager. Oggi io sono una nonna felice nella mia
madrepatria, Anna invece non ha potuto continuare a vivere. E’ per questo che sento di
dover ancora parlare di lei e dell' Olocausto: la gente deve sapere, e' una
storia che non deve più ripetersi".
- Lei
l' ha rivista nel campo di Bergen - Belsen. Cosa ricorda di quell' incontro?
- "Era
il 1945: dal lager di Auschwitz erano arrivati migliaia di prigionieri tra cui
settemila donne, che furono sistemate in tende. Proprio accanto alla mia
baracca, ma non potevo vederle: i tedeschi avevano diviso il campo con del filo
spinato coperto da un alto muro di paglia. Non volevano che sapessimo chi c'
era dall' altra parte e ci controllavano dalle torrette con i riflettori. Ci
vollero quattro mesi prima che io scoprissi che c' erano anche quaranta donne
olandesi e un giorno una mia amica mi disse che Anna era tra loro. Non ci
potevo credere, per tutto quel tempo avevo pensato che fosse in salvo dalla
nonna, in Svizzera. "A quel punto, pericoloso o no, di notte mi avvicinai
al filo spinato e chiamai molto piano per non farmi sentire dalle sentinelle.
Mi rispose una donna: fui fortunata, perché si trattava della signora Van Pels,
che era stata con i Frank nel nascondiglio di Amsterdam. "Andò subito a
chiamare Anna e così ci incontrammo. Le dissi: "Pensavo fossi in
Svizzera". "Mi spiegò che quella era stata solo una chiacchiera che
avevano fatto girare, ma che in realtà lei e la famiglia si erano nascosti
nell' ufficio del padre. Le raccontai che mia madre era morta e che il mio papà
era molto malato, mentre mia sorella stava abbastanza bene. Mi disse che lei,
invece, non aveva più nessuno. La madre e la sorella Margot erano morte e per quanto
riguardava suo padre, Anna sapeva che le persone al di sotto dei 15 anni e al
di sopra dei 55 andavano direttamente alle camere a gas e suo padre era fra i
condannati. Non sapeva, però , che contavano anche le condizioni di salute di
una persona. Quelle di suo padre erano buone, poteva lavorare ed era stato
liberato in febbraio. Ma noi non potevamo immaginarlo, non potevamo immaginare
che Auschwitz, dal 27 gennaio di quell' anno, non era più un lager. Se lei
avesse saputo che almeno il signor Frank era vivo, sarebbe stata un po' più
forte per resistere. "Mi disse, poi, che non aveva niente da mangiare. Il
giorno dopo, per la prima volta, ci furono consegnati dei pacchetti della Croce
Rossa, non certo perché eravamo ebrei, ma perché nel mio caso, per esempio,
avevo un passaporto sudamericano. "Conservai il pacchetto per Anna, non
era molto ma comunque tanto in quella situazione e un paio di giorni dopo la
incontrai. Le lanciai il pacchetto oltre la siepe, la sentii strillare e poi
piangere: un' altra donna, più veloce, aveva preso il fagotto. Tre giorni dopo
ci provammo di nuovo e questa volta riuscì ad afferrarlo. Fu l' ultima volta
che le parlai, perché i tedeschi cominciarono a trasferire tutte le donne. Non
so cosa le accadde poi".
- Dei
giorni del campo cosa c'e' di incancellabile?
- "Non
posso dimenticare l' incontro con Anna, non posso dimenticare che mio padre e'
morto là e non posso dimenticare tutte le persone che mi hanno aiutata. Se la
mia sorellina è sopravvissuta è stato solo grazie al loro aiuto".
- Perché
Anna e' diventata un simbolo?
- "Guardi,
non saprei. So solo che il suo e' stato il primo diario trovato dopo la guerra
e pubblicato. La gente ha conosciuto una testimonianza vera dell' Olocausto,
qualcosa che ha mosso le coscienze".
- Come
ricorda la riconquista della vita?
- "Rimasi
per due mesi in un villaggio tedesco. Poi tornai in Olanda, dove fui ricoverata
in un ospedale e solo nel dicembre del ' 45 presi coscienza della libertà ,
quando, cioè , il padre di Anna mi aiutò a raggiungere mia zia in
Svizzera".
- Cosa
racconta ai suoi figli?
- "I
miei figli sanno tutto, anche i miei nipoti. Il mio ultimo figlio ha persino
detto: "Anna Frank e' un po' come la mia seconda madre". E per i miei
nipoti e' la seconda nonna, quella che era ad Auschwitz. Un giorno uno di loro
mi ha detto: "Sai, l' altra nonna ha sofferto molto più di te".
Voleva dire che quello che ho passato non e' paragonabile all' esperienza di
Auschwitz. Ma e' stato abbastanza".
- Oggi
cosa significa essere ebrei?
- "Significa
essere una persona come tutte le altre. Abbiamo un Paese, abbiamo la libertà e
possiamo vivere come vogliamo".
- Come
si immagina il futuro?
- "Spero
ci sarà la pace. Non sono un profeta, mi auguro che possa essere migliore. Ci
sono tanti problemi che devono essere risolti, ma non sono un politico".
Andai ad Amsterdam. Nella soffitta a cui si arriva per ripide scale, non e'
rimasto quasi nulla dell' adolescente sensibile, delle intuizioni poetiche e
del destino disperato di quei prigionieri: soltanto una cartina sulla quale
venivano segnati i progressi delle truppe alleate e alle pareti i ritagli delle
riviste che gli impiegati del signor Frank e le dattilografe Niep ed Elly
riuscivano a raccattare. Figure di quel tempo: Deanna Durbin, Shirley Temple,
Ginger Rogers, la riproduzione di un disegno di Leonardo, alcuni bambini che
mangiano fragole. Dalla stanzetta di Peter van Daan, il primo amore, il primo
innocente bacio, si vedono un albero carico di fiori gialli e un ippocastano
dalle foglie tenere. Si legge nelle pagine di Anna: "Se nonostante tutte
le nostre sofferenze restano ancora degli ebrei, vuol dire che un giorno gli
ebrei, invece di essere proscritti, saranno presi a esempio".
Gli aspetti
psicologici di Anne:
Grazie alla testimonianza del Diario di Anne
Frank, a Roma degli studiosi stanno attuando delle ricerche sull’aspetto
psicologico, pedagogico e filosofico di Anna.