giovedì 9 febbraio 2012

Gruppo 4-Ricerca Anna Frank seconda parte


Chi tradì i clandestini?



Denunce anonime
Durante la guerra furono inviate innumerevoli lettere anonime di denuncia alla polizia (tedesca).

“Attualmente non mi interessa più sapere chi allora ad Amsterdam ci ha traditi.”

Otto Frank

Qualcuno ha telefonato alla polizia tedesca, informandola che in Prinsengracht 263 erano nascosti degli ebrei. Non si è mai saputo chi sia stato. Questa domanda continua ad assillare ancor oggi molte persone. Vi erano dei sospetti e nel 1948 ci fu una prima indagine. Quattordici anni più tardi si provò nuovamente a ricostruire la dinamica dei fatti. Entrambe le indagini non portarono ad alcun risultato e il traditore non fu identificato. Nel 1998 Melissa Müller, nella sua biografia di Anna Frank, scrive che Lena Hartog-van Bladeren potrebbe aver tradito i clandestini. Due anni dopo Carol Ann Lee nella sua biografia di Otto Frank avanza una nuova ipotesi: secondo lei il colpevole è Tonny Ahlers, un conoscente di Otto Frank.

Magazzino
Gli operai del magazzino non sapevano nulla della presenza dei clandestini perché non erano considerati affidabili.

Sospetti

“Chi ha tradito Anna Frank e gli altri clandestini? Chi fu la persona che telefonò quella mattina alla Sicherheitsdienst, la polizia tedesca?” In molti hanno continuato a porsi questa domanda fino al giorno d’oggi, ma nessuno ha saputo rispondere con certezza. Non si è mai riusciti ad andare oltre i sospetti e le congetture. Infatti parecchie persone erano a conoscenza del fatto che in Prinsengracht erano nascosti degli ebrei. I fornitori, ad esempio, perché per il mantenimento quotidiano dei clandestini erano necessarie grandi quantità di verdura, pane, carne ecc. Inoltre alcuni vicini devono aver sospettato qualcosa. È pressoché impossibile che otto persone vivano in un’abitazione per due anni senza che nessuno si accorga della loro presenza.

Gli operai del magazzino

Tuttavia la cosa più ovvia è che il traditore si trovasse tra il personale della Opekta. I quattro benefattori, il personale dell’ufficio, erano naturalmente al corrente di tutto, ma gli operai del magazzino che lavoravano al pianterreno non erano stati informati. Per i clandestini erano una costante fonte di preoccupazione: “Avranno notato qualcosa?”, “Ci si potrà fidare di loro?”.

Un ficcanaso

Anna scrive il 4 marzo 1943: “Abbiamo sempre paura dei magazzinieri.” Ed in particolare temono uno di loro, Willem van Maaren, che si dimostra curioso. Egli sospetta che la sera qualcuno entri nel magazzino. Anna: “Dispone libri e foglietti nel magazzino sugli angoli più esterni, così che cadono al solo passarci accanto. Con Kleiman, Kugler e i due signori hanno esaminato a fondo la questione del suo licenziamento, ma quelli di sotto trovano che il rischio sia troppo grande. Ma non è ancora più pericoloso così?” Tutti considerano Van Maaren poco affidabile. Per di più sospettano che compia regolarmente dei furtarelli dalle scorte della ditta.

La prima indagine

Nel dopoguerra Kleiman e gli altri benefattori continuarono a chiedersi chi avesse tradito gli inquilini segreti. Immediatamente dopo la guerra Kleiman invia una lettera al Servizio investigativo politico (POD), che aveva il compito di rintracciare i collaborazionisti. In questa lettera Kleiman dà voce ai suoi sospetti contro Van Maaren e chiede al POD di interrogarlo. Tuttavia per ben due anni non avviene nulla. Soltanto nel 1948 viene avviata un’inchiesta, probabilmente dopo un colloquio tra Otto Frank e la sezione investigativa politica della polizia di Amsterdam.

Superficiale

La polizia interroga i benefattori Miep Gies, JohAnnas Kleiman e Victor Kugler, oltre a Willem van Maaren e Lammert Hartog, un altro magazziniere. Hartog racconta che Van Maaren 14 giorni prima dell’irruzione gli aveva detto che c’erano degli ebrei nascosti. Probabilmente anche la moglie di Hartog ne era al corrente. A posteriori possiamo affermare che l’inchiesta non è stata condotta con rigore: molte domande non sono state poste, poche sono state le persone interrogate. Tutto è stato fatto in modo abbastanza superficiale. L’indagine venne chiusa per mancanza di prove. Sarebbero passati quattordici anni prima che si aprisse una nuova inchiesta.

Il rintracciamento di Silberbauer

Negli anni Cinquanta il diario di Anna Frank diventa famoso in tutto il mondo e ne vengono tratti uno spettacolo teatrale ed un film. Il fatto che ancora non si sappia chi sia il traditore rimane un punto oscuro. Il motivo per una nuova inchiesta è il rintracciamento di Karl Silberbauer, il sottufficiale delle SS a capo della squadra che aveva compiuto l’arresto. Simon Wiesenthal riesce a trovare l’uomo nel 1963 a Vienna (Austria). Silberbauer lavora là come poliziotto. Egli ricorda ancora molti dettagli dell’arresto ma non sa chi abbia tradito i clandestini. Julius Dettmann, che aveva ricevuto la telefonata, si era suicidato poco dopo la guerra. Durante l’indagine Silberbauer è sospeso dal suo lavoro, ma quando risulta che aveva agito soltanto rispettando gli “ordini” e che si era comportato “correttamente” durante l’arresto può tornare al suo posto. Muore nel 1972.

Di nuovo Willem van Maaren

L’indagine del 1963 fu molto più rigorosa di quella del 1948. S’indirizzò nuovamente su Willem van Maaren. Furono interrogati dei nuovi testimoni. Purtroppo nel frattempo erano morti altri testimoni importanti, tra cui, nel 1959, Kleiman. Anche il magazziniere Hartog e la moglie non erano più in vita. Vennero alla luce nuovi fatti su Van Maaren, tra l’altro venne confermato che aveva commesso i furti di cui era sospettato, ma non si poté trovare alcuna prova del tradimento. Nel 1964 l’inchiesta venne chiusa senza che avesse dato risultati concreti. Willem van Maaren muore nel 1971.

Un altro sospetto: Lena Hartog-van Bladeren

Nel 1998 compare “Anna Frank, la biografia” di Melissa Müller. Nel suo libro l’autrice scrive che l’altro magazziniere, Lammert Hartog, non poteva non essere a conoscenza della presenza di ebrei e che ciò vale anche per sua moglie Lena Hartog-van Bladeren. Quest’ultima era la donna delle pulizie in Prinsengracht 263 ed anche presso Petrus ed Anna Genot. Petrus Genot lavorava per l’impresa del fratello di Kleiman. Quando Lena Hartog fu interrogata nel 1948, non disse alla polizia di aver lavorato in Prinsengracht 263. Secondo una dichiarazione di Anna Genot del 1948, Lena le avrebbe confessato nel luglio 1944 di essere terribilmente preoccupata per la sicurezza del marito perché a Prinsengracht erano nascosti degli ebrei. Anche a Bep Lena avrebbe detto che rischiavano tutti la vita se il fatto fosse stato scoperto. Nel suo libro, Melissa Müller suggerisce che i clandestini probabilmente sono stati traditi da Lena Hartog-van Bladeren, ma non vi è alcuna prova. Resta il fatto che le inchieste del 1948 e del 1963/64 si sono indirizzate troppo su Willem van Maaren e che il ruolo di Lena Hartog-van Bladeren e del marito non è mai stato seriamente investigato.

Un nuovo sospetto: Tonny Ahlers

Otto Frank e Tonny Ahlers s’incontrarono per la prima volta nell’aprile del 1941, quindi prima della clandestinità. Durante un incontro con un conoscente Otto Frank aveva espresso i suoi dubbi su una possibile vittoria dei nazisti. Questo conoscente lo denunciò inviando una lettera alla Gestapo. Tonny Ahlers, che frequentava gli ambienti dell’NSB, il partito nazista olandese, e della polizia tedesca, intercettò la lettera e ricattò Otto Frank facendosi pagare per il suo silenzio. Secondo Carol Ann Lee il ricatto si sarebbe ripetuto ed anche successivamente Tonny Ahlers avrebbe continuato ad estorcere denaro ad Otto Frank. Ahlers affermò dopo la guerra di essere stato al corrente della presenza dei clandestini nell’Alloggio segreto. Tonny Ahlers è quindi la persona che a parere di Carol Ann Lee ha tradito gli inquilini segreti.

Il tradimento:

La libreria girevole

Il 4 agosto 1944 i clandestini vengono scoperti.

Scoperti!


“Erano circa le dieci e mezzo. Ero di sopra dai Van Pels, nella stanza di Peter e lo aiutavo con i compiti. Gli ho mostrato l’errore nel dettato quando improvvisamente qualcuno salì di corsa le scale. I gradini scricchiolavano, io mi alzai di scatto perché era ancora mattina e tutti dovevano essere silenziosi. In quel momento la porta si aprì e ci trovammo di fronte un uomo con la pistola in pugno, puntata contro di noi.”

Otto Frank

Venerdì 4 agosto 1944 sembra un giorno come gli altri. Negli uffici i benefattori sono al lavoro, nell’Alloggio segreto i clandestini sono immersi nelle loro silenziose occupazioni. Improvvisamente davanti alla ditta in Prinsengracht si ferma una vettura da cui scendono un ufficiale delle SS e tre poliziotti olandesi. Essi entrano nell’edificio, si dirigono immediatamente verso l’ufficio. Victor Kugler deve condurli al nascondiglio. I clandestini sono stati traditi...

La prigione

Dopo l’arresto i prigionieri sono portati nella prigione controllata dai tedeschi in Euterpestraat ad Amsterdam.

L’arresto


“Dopo un po’ Bep ed io siamo salite nelle stanze dei Frank e abbiamo visto che sul pavimento erano sparsi i diari e i fogli sciolti di Anna. Raccogliamoli, ho detto, perché Bep stava a guardare come di sasso. Raccogliamo tutto, portiamoli via. Abbiamo portato via tutto, facendo del nostro meglio perché avevamo paura! Siamo tornate di sotto, Bep ed io, e ci guardavamo. Che facciamo Bep? Allora mi ha risposto: ‘Tu sei la più vecchia, tienili tu’.”

Miep Gies

Gli ex clandestini e i due uomini che li hanno aiutati vengono arrestati e portati in una prigione tedesca. I due benefattori saranno trasferiti in un secondo momento in un altro carcere. Miep Gies e Bep Voskuijl rimangono in Prinsengracht e mettono in salvo le carte che compongono il diario di Anna.

Il campo di Westerbork

Westerbork è un campo di smistamento: da qui ebrei, zingari e membri della resistenza vengono deportati dall’Olanda nei campi di concentramento e di sterminio.

A Westerbork


“Nel campo eravamo tutti obbligati a lavorare, ma la sera eravamo liberi e potevamo stare insieme. Soprattutto per i ragazzi non essere più rinchiusi e poter parlare con altre persone era un sollievo. Noi adulti però temevamo di venire deportati nei campi di concentramento in Polonia, che erano tristemente famosi.”

Otto Frank

L’8 agosto 1944 gli otto ex inquilini dell’Alloggio segreto vengono trasferiti a Westerbork con un treno passeggeri. Sono assegnati alle baracche punitive perché non si sono presentati volontariamente. Di giorno devono smontare pile elettriche, un lavoro sporco e malsano. I detenuti però possono parlare tra loro lavorando.

Le deportazioni


Dal campo partono con frequenza regolare treni carichi di detenuti verso una destinazione sconosciuta all’est. Il 2 settembre 1944 viene letta una lunga lista di nomi di prigionieri che saranno deportati il giorno seguente. Tra loro ci sono anche gli otto ex clandestini.

Non dimenticherò mai


“Non dimenticherò mai il momento in cui il diciassettenne Peter van Pels ed io vedemmo un gruppo di uomini selezionati. Tra loro c’era il padre di Peter. Venivano fatti marciare; due ore dopo passò un furgone con i loro vestiti.”

Otto Frank

La mattina del 3 settembre 1944 un lungo treno merci lascia Westerbork. In ogni carro sono stipati più di 70 detenuti. Tra i 1019 prigionieri ebrei ci sono anche gli otto ex inquilini dell’Alloggio segreto. Dopo un terribile viaggio in treno durato tre giorni giungono ad Auschwitz-Birkenau.

Due gruppi


Sul marciapiede di Auschwitz-Birkenau gli uomini sono separati dalla donne. Medici nazisti dividono i prigionieri in due gruppi, quelli che sono abili al lavoro e quelli che verranno immediatamente uccisi nelle camere a gas. Gli otto ex clandestini non sono mandati nelle camere a gas, ma ai lavori forzati. In breve tempo Hermann van Pels non è più in grado di lavorare e viene assassinato nelle camere a gas.

Il campo di Bergen-Belsen

Prigioniere di Bergen-Belsen poco dopo la liberazione del campo ad opera delle truppe britanniche.

Tifo


“La prima ad andarsene fu Margot che cadde dal letto sul pavimento di pietra e non riuscì più a rialzarsi. Anna morì il giorno seguente.”

Janny Brilleslijper fu testimone oculare della morte di Margot ed Anna Frank a Bergen-Belsen.

Alla fine dell’ottobre 1944 Anna e Margot Frank vengono deportate da Auschwitz-Birkenau a Bergen-Belsen. La loro madre rimane ad Auschwitz-Birkenau. Edith Frank si ammala e muore di stenti nel gennaio 1945. Auguste van Pels arriva a Bergen-Belsen nel novembre 1944 con un altro convoglio di prigioniere. Qui rivede Anna e Margot. Auguste van Pels rimane poco tempo a Bergen-Belsen e probabilmente muore durante un trasferimento di detenute a Theresienstadt. Nel marzo 1945 Anna e Margot Frank muoiono di tifo, qualche settimana prima che il campo sia liberato dall’esercito britannico.

Auschwitz sotto la neve

Il 27 gennaio 1945 soldati russi liberano il campo di Auschwitz-Birkenau. Vi trovano appena 7650 superstiti.

Dobbiamo sperare...


“Carissima mamma, spero che queste righe raggiungano te e tutti i nostri cari dandovi la notizia che sono stato salvato dai russi, che sono sano e pieno di coraggio e ben curato sotto ogni aspetto. Non so dove siano Edith e le bambine, siamo separati dal 5 settembre 1944. Ho sentito soltanto che sono state deportate in Germania. Dobbiamo sperare di rivederle sane e salve.”

La prima lettera di Otto Frank alla madre, 23 febbraio 1945.

Otto Frank è liberato da Auschwitz il 27 gennaio 1945. Poco prima della liberazione i nazisti evacuano il campo, portando con loro i prigionieri in grado di camminare. Tra questi c’è Peter van Pels. Alla fine di gennaio egli arriva nel campo di Mauthausen (Austria). Qui gli internati devono svolgere lavori durissimi. Peter van Pels muore di stenti il 5 maggio 1945.




Prinsengracht 263
Nel 1956 l’edificio in Prinsengracht 263 è vuoto da qualche tempo.

“Come onorare meglio la memoria di Anna Frank se non salvando questa casa, a cui gli anni più bui dell’occupazione di Amsterdam sono indissolubilmente legati, sia dal punto di vista letterario che da quello storico.”

Da una lettera dell’associazione storica di Amsterdam, Amstelodamum, all’amministrazione cittadina, 1956.

Nel 1954 l’Alloggio segreto versa in pessimo stato. L’edificio in Prinsengracht 263 non è più di proprietà di Otto Frank, ma della ditta Berghaus. Vi sono piani concreti per la demolizione del fabbricato. Dopo le proteste dei cittadini di Amsterdam, nel gennaio 1957 l’amministrazione comunale offre alla ditta Berghaus una nuova sede. Il pericolo di demolizione è scongiurato.

Inaugurazione della Casa di Anna Frank
Il 3 maggio 1960 la Casa di Anna Frank viene inaugurata ufficialmente. A sinistra Otto Frank, a destra il sindaco di Amsterdam Van Hall.

La Casa di Anna Frank

Il 3 maggio 1957 nasce per opera di alcuni cittadini una (la) fondazione, oggi nota come la Casa di Anna Frank, che si pone alcuni importanti obiettivi come la conservazione dell’Alloggio segreto e la divulgazione degli ideali lasciati in eredità al mondo da Anna Frank. Otto Frank è presente al momento della costituzione della fondazione. Nell’ottobre 1957 la ditta Berghaus cede l’edificio per una somma simbolica alla Casa di Anna Frank. Tre anni dopo, il 3 maggio 1960, il nascondiglio è ufficialmente aperto al pubblico.

Centro internazionale d’incontri

Nella casa sul canale, dove lavoravano i benefattori, c’è spazio per organizzare conferenze, corsi e convegni. Otto Frank desidera che la Casa di Anna Frank non sia solo un museo, ma che organizzi incontri tra giovani provenienti da tutto il mondo ed afferma: “Non sarebbe consono allo spirito di Anna se il nascondiglio fosse soltanto un luogo di commemorazione dove, carichi di sentimenti luttuosi, si guarda invano al passato.”

 Da prendere in esame ed eliminare parti.

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