giovedì 16 febbraio 2012

                                           Internamenti

Il libro “Con foglio di via”, scritto da Lidia Maggioli e da Antonio Mazzoni, narra di alcune esperienze di ebrei internati durante il periodo della seconda guerra mondiale, più specificatamente tra il 1940 e il 1944.
Gli internamenti consistevano nel costringere persone di origine ebraica a vivere mesi e anni in campi di concentramento o in sedi coatte lontane dai confini dello stato.
Questo sistema fu predisposto fin dalla metà degli anni ’30, individuando le località più adatte in diverse regioni italiane tra cui le Marche. In questo modo il Ministero dell’ Interno poteva allontanare gli indesiderati dalle città di residenza, smistarli, isolarli, separarli tra loro e trasferirli ripetutamente dall’uno all’altro.
L'Abruzzo-Molise e le Marche ospitavano sul proprio territorio quasi la metà dei campi, gli altri si trovavano in Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Lucania, Calabria e nelle piccole isole di Ustica, Lipari, Ponza, Ventotene e Tremiti. Vi erano anche luoghi deputati al cosiddetto “internamento libero”, ovvero al soggiorno obbligato con una notevole limitazione della libertà personale, che prevedeva la proibizione di ogni contatto con gli abitanti del luogo e l’obbligo di presentarsi giornalmente alla stazione di polizia o dei carabinieri.
Il libro da cui ricaviamo queste informazione si occupa in particolare dell’ Alta Valmarecchia.



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