giovedì 9 febbraio 2012

Internamenti Italia (gruppo 2)

                                           Internamenti

Il libro “Con foglio di via”, scritto da Lidia Maggioli e da Antonio Mazzoni, narra di alcune esperienze di ebrei internati durante il periodo della seconda guerra mondiale, più specificatamente tra il 1940 e il 1944.
Gli internamenti consistevano nel costringere persone di origine ebraica a vivere mesi e anni in campi di concentramento o in sedi coatte lontane dai confini dello stato.
Questo sistema fu predisposto fin dalla metà degli anni ’30, individuando le località più adatte in diverse regioni italiane tra cui le Marche. In questo modo il Ministero dell’ Interno poteva allontanare gli indesiderati dalle città di residenza, smistarli, isolarli, separarli tra loro e trasferirli ripetutamente dall’uno all’altro.
L'Abruzzo-Molise e le Marche ospitavano sul proprio territorio quasi la metà dei campi, gli altri si trovavano in Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Lucania, Calabria e nelle piccole isole di Ustica, Lipari, Ponza, Ventotene e Tremiti. Vi erano anche luoghi deputati al cosiddetto “internamento libero”, ovvero al soggiorno obbligato con una notevole limitazione della libertà personale, che prevedeva la proibizione di ogni contatto con gli abitanti del luogo e l’obbligo di presentarsi giornalmente alla stazione di polizia o dei carabinieri.
Il libro da cui ricaviamo queste informazione si occupa in particolare dell’ Alta Valmarecchia.

Dal 1929, due anni dopo l'entrata in vigore delle leggi di Pubblica sicurezza, viene istituito presso le prefetture del regno un "servizio schedario", con i nomi delle persone da arrestare perché,"sospetti in linea politica".
Sulla base di questi elenchi furono, in tempi vari, operati arresti dei "sovversivi", cioè dì persone "capaci di commettere azioni politiche criminose e di turbare l'ordine pubblico" imposto dalla dittatura. Con particolari norme sulle persone da internare o concentrare in appositi campi allo scoppio della guerra.
Ai sospetti in linea politica si aggiunsero gli italiani di razza ebraica. All'inizio dei 1940 le prefetture furono invitate a fornire gli elenchi completi degli ebrei italiani considerati pericolosi e da internare. Essendo internati soprattutto quelli "pericolosi", i provvedimenti avrebbero dovuto colpire solo gli ebrei di cittadinanza nemica. Dal "Censimento degli ebrei stranieri" del 1938, risultavano schedate 4.124 persone

 Successivamente, tra l'inizio del 1939 e il maggio 1940, entrarono in Italia oltre 5000 profughi ebrei di altra nazionalità.
L'8 maggio 1940, a soli due giorni dall'entrata in guerra a fianco dei nazisti, vengono emanate "le prescrizioni per i campi di concentramento e le località di confine".
Nell'aprile 1941 uomini, donne e bambini di ogni età vennero deportati in massa per ridurre drasticamente l'appoggio popolare al movimento partigiano.

Strappati ai loro affetti e alla loro base, essi subirono il sequestro dei loro beni e vennero sottoposti alla violenza preventiva e punitiva dello stato fascista.
Col procedere della guerra l'internamento interessò un numero sempre più alto di persone ed in alcuni campi la mortalità per fame e per stenti superò percentualmente quella che si ebbe nei lager nazisti non di sterminio"

l'8 settembre 1942: "l'internamento può essere esteso a prescindere dalle condizioni militari, fino allo sgombro di intere regioni...e di sostituire il posto con popolazioni italiane".
Il 25 luglio 1943, la caduta del regime fascista suscitò fra i reclusi politici e razziali molte speranze sulla loro rapida liberazione, il ché avvenne il 27 luglio per gli ebrei italiani e solo una parte dei reclusi politici, altri furono messi in libertà solo in un secondo tempo.

 Il 10 settembre 1943, il capo della polizia, Senise, diede disposizione per l'uscita dai campi anche dei sudditi degli stati nemici (questa misura fu poi revocata dalla Rsi il 4 novembre dello stesso anno, ma la grande maggioranza era già fuori).
Nell'Italia meridionale i campi ancora aperti venivano chiusi in concomitanza con lo sviluppo delle azioni militari alleate. Nel Centro-Nord l'occupazione da parte delle truppe tedesche e la criminale complicità di alcuni comandanti di campi filo-nazisti, comportò la deportazione nei campi di eliminazione.


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